BAMBINO TROVATO MORTO A CAMPOSANO: ADELIA LUCATTINI, "DEPRESSIONE POST PARTUM UN’IPOTESI CREDIBILE"
22/11/07 19:33 (PRIMA) ROMA - “Verosimilmente, per il fatto che il bambino è nato da parto regolare, fa pensare che si potrebbe trattare di un episodio di psicosi/depressione post-partum”. Così la psichiatra e psicoterapeuta Adelia Lucattini sull’episodio del Napoletano. “Da un punto di vista clinico-diagnostico esiste un continuum di gravità nel disturbo dell’umore legato al post-partum. Nel DSM-IV-R esso viene distinto in tre categorie: maternity blues, depressione nel post-partum e psicosi puerperale.
La psicosi puerperale è una patologia mentale acuta, grave, fortunatamente rara che insorge in donne predisposte ma asintomatiche fino al parto. Dopo il parto a seguito del distacco brusco dal bambino portato in grembo, si crea un’improvvisa angoscia psicotica per cui la donna sviluppa velocemente, entro le tre settimane dal parto, un disturbo che si manifesta di solito con un delirio che la spinge ad uccidere il figlio, credendo di salvarlo così da pene terribili, castighi, sofferenze e torture.
Di solito l’infanticidio avviene al momento del ritorno a casa, fuori dall’ambiente contenitivo dell’ospedale, ma può manifestarsi con i primi segni anche in una clinica, dove però ci sono più possibilità di intervento. I primi segni si vedono subito: la donna è cupa, non vuole toccare il bambino, appare assente, ha paura, non parla. Il disturbo non regredisce immediatamente e talvolta la madre può non avere memoria dell’ episodio in quanto tale e riferire di avere salvato il figlio, non di averlo ucciso. Nei casi più gravi si uccide col bambino. Più frequente è questo caso in donne già affette in precedenza da disturbi gravi ma per questo anche più prevedibile e prevenibile. Le donne seguite nei sevizi hanno figli, sani e li accudiscono bene e amorevolmente nella maggior parte dei casi.
DEPRESSIONE POST PARTUM. Insorge più lentamente e in modo subdolo, la normale depressione che si ha per 15-30 giorni dopo il parto si prolunga fino a portare idee psicotiche di rovina e indurre la madre ad uccidere il figlio sempre credendo di salvarlo (come Mosè lo affida alle acque del fiume…), in altri casi perché voci o idee deliranti glielo impongono.
Ogni volta che una depressione dopo il parto si prolunga troppo, i familiari e i sanitari dovrebbero aiutare la donna a parlare di come si sente, aiutarla col bambino e farle
incontrare uno specialista. Importante che non sia lasciata sola e che non si senta abbandonata nell’affrontare una situazione per lei realmente insostenibile. Molte donne attualmente detenute negli OPG sono state affette da questa patologia non riconosciuta per tempo. Ho avuto occasione di seguire una paziente nel post-partum per tre volte. Ha partorito tre bellissimi bambini e, pur avendo ogni volta un episodio acuto, questo si è risolto bene, in ospedale e poi a casa, con l’aiuto dei sanitari e della famiglia.
La prevenzione è possibile. Difficile in donne sole, ambienti socialmente poveri, immigrati, poiché qui si hanno meno facilità di accesso o possibilità di rivolgersi ai servizi. Neanche sanno della loro esistenza!”.
(PRIMA)
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